Schopenhauer

 Studiò nelle univ. di Gottinga, Berlino e Jena; a Berlino ascoltò (1811) le lezioni di Fichte, ma non ne rimase entusiasta. Ripiegò, perciò, sullo studio di Kant e di Platone , i due pensatori che avrebbero esercitato la maggiore influenza sulla formazione del suo sistema filosofico.

Per Schopenhauer invece, il fenomeno è pura illusione, apparenza, sogno, “velo di Maya” (è una potenza magica ripresa dalla tradizione orientale di cui si servono gli dei per illudere gli uomini). Il fenomeno è rappresentazione, nasconde la realtà. Ma il velo di Maya può essere squarciato per andare oltre all’apparenza e raggiungere il nocciolo metafisico, l’essenza noumenica. Il  noumeno è ciò che si mostra dopo aver squarciato il velo di Maya, è la realtà senza false illusioni. Il mondo è una mia rappresentazione significa che il mondo consiste nel suo essere percepito da un soggetto. Per Schopenhauer, infatti, il fenomeno è rappresentazione di qualcosa che è dentro la coscienza del soggetto e fuori non è nulla, è illusione che demistifica la realtà e che nasconde l’essenza noumenica.

La rappresentazione è temporalmente e spazialmente determinata: Schopenhauer pensa che bastino le forme a priori di spazio, tempo e la categoria della causalità per spiegare la rappresentazione, poiché la causalità può inserire gli oggetti collocandoli e organizzandoli in un cosmo conoscitivo. I due lati necessari affinché esista la rappresentazione sono un soggetto rappresentante ed un oggetto rappresentato; essi non sono indipendenti tra loro: la realtà dell’oggetto è nell’essere percepito, quella del soggetto nel percepire. Spazio, tempo e causalità deformano la realtà e dividono gli enti che sono messi in rapporto l’uno con l’altro: è il principium individuationis. Perciò la realtà rappresentata è illusione, è apparenza. L’uomo però è portato ad interrogarsi sul fine ultimo della vita e non vuole vivere nell’illusione, vuole oltrepassare il fenomeno e giungere a capire il noumeno attraverso la conoscenza intuitiva. Tuttavia, poiché l’uomo non è solamente intelletto ma anche corporeità, o, detta con le parole del filosofo stesso, non è solo testa d’angelo alata senza corpo, attraverso un’intuizione geniale, ripiegandosi in se stesso nell’intimità del proprio io, riesce a conoscere l’essenza noumenica dell’essere. Se l’uomo si vede dal di fuori, conosce solo l’essenza illusoria dell’essere; se si guarda dal di dentro, se segue i suoi sentimenti, la brama, la volontà di vivere, l’impulso che lo porta senza posa a vivere e ad agire, può conoscere il noumeno. Il nostro corpo è il fenomeno che copre la vera essenza del mondo, è manifestazione di un principio che è volontà, è la parte finita che rappresenta l’infinito. Solo l’infinito è concreto e reale, il finito è una parziale manifestazione di esso. Il mondo fenomenico è la rappresentazione della realtà, il corpo è rappresentazione del principio di Volontà.


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